Investire nel mattone è da sempre una delle grandi passioni degli italiani. Siamo la nazione con più case di proprietà in Europa, lo dimostrano i numeri: le unità immobiliari ad uso abitativo sono circa 35.000.000 e di queste più del 90% risultano possedute da persone fisiche.
Investire nel mattone fa parte di quelle pratiche di che possiamo tranquillamente dire essere diventata una vera e propria abitudine.
Ma perché investire così tanto nel mattone?
In Italia la casa ha un valore particolare, un po’ per motivi culturali, un po’ per la grande quantità di immobili a disposizione.
Ma soprattutto gran parte della popolazione è convinta che il mattone sia un investimento sicuro, un bene rifugio sul quale investire la maggior parte dei propri risparmi.
Sicuramente il motivo principale che porta una persona a comprare una casa è quello di andarci a vivere e su questo non possiamo discutere.
Vorrei invece focalizzare l’attenzione su un altro motivo, quello prevalentemente speculativo: acquistare un immobile per poi ricevere una rendita derivante dall’affitto dello stesso oppure ricavare una plusvalenza dalla futura rivendita.
Cominciamo a vedere quanto rende effettivamente un immobile.
Nel primo caso (se si affitta), il rendimento netto si aggira sul 2% l’anno rispetto alla somma immobilizzata per acquistare la casa. Questo soprattutto grazie ad alcuni benefici fiscali che lo Stato ci ha concesso, come la cedolare secca.
Un maggiore rendimento annuo lo troviamo oggi su tutto il mercato obbligazionario.
E allora perché preferiamo investire su un immobile e non su un obbligazione?
Perché pensiamo che l’investimento immobiliare sia garantito. Ma di questo ne siamo sicuri?
Bene, se guardiamo solo al valore reale (che considera l’effetto dell’inflazione) degli immobili negli ultimi 25 anni, si nota come esso sia sceso mediamente del 15%.
Questo vuol dire che, chi ha investito sul mattone in questi anni, non è riuscito a proteggere il valore del suo capitale neanche dall’inflazione, risalita prepotentemente nel corso degli ultimi anni.
A questo aggiungiamoci:
Tasse: Se l’Imu è stata abolita sulla gran parte delle prime case, lo stesso non si può dire delle seconde case. Senza dimenticarci delle tasse locali.
Affitto: In Italia il tasso di morosità degli inquilini è estremamente elevato e gli strumenti legali a disposizione dei proprietari sono limitati. C’è poca tutela
Liquidità : L’investimento immobiliare è per definizione poco liquido. Vendere la propria abitazione richiede tempi lunghi e costi di intermediazione elevati.
Diversificazione: Se si possiede una prima casa si è già molto esposti al rischio legato al settore immobiliare. In un’ottica di lungo periodo è consigliabile diversificare i propri asset.
Detto questo, non è compito mio dire se oggi convenga o meno investire nel mattone.
Posso però sicuramente affermare che, nel valutarlo, non si possono non tenere in considerazione tutti i fattori sopra elencati.
Ad oggi, dobbiamo entrare nell’ottica che gli immobili sono un asset come tutti gli altri strumenti finanziari e a cui esistono delle alternative.